Quello delle materie prime è un mercato non molto considerato dai trader retail eppure molto interessante. Presenta caratteristiche peculiari, che determinano occasioni di profitto significative, del tutto paragonabili a quelle del Forex o dell’azionario.
A dispetto di quanto suggerisce il senso comune, poi, investire nelle materie prime non più complicato che investire nelle asset class più famose e frequentate (come appunto le valute e le azioni).
Certo, si tratta di un mercato particolare, che presenta dinamiche altrettanto singolari. Dunque, è necessario creare un bagaglio tecnico ad hoc e metterlo a frutto compiendo le scelte giuste. In primis, quella relativa al broker. La scelta del broker incide sul trading delle materie prime più di quanto non faccia con le altre tipologie di trading. Il migliore broker è quello che, tra le altre cose, mette a disposizione una ricca offerta di asset e propone condizioni economiche (spread e commissioni) convenienti.
Key To Market risponde perfettamente a questa descrizione. Ti consigliamo pertanto di aprire un conto presso questo broker e iniziare a tradare, se pensi sia questa la tua vocazione, con le materie prime.
Materie prime: caratteri generali
Come già anticipato, le materie prime sono asset molto particolari. A testimoniarlo, alcune peculiarità.
Volatilità
Il mercato delle materie prime si caratterizza per una volatilità estrema. Da questo punto di vista, è secondo solo all’azionario (e alle criptovalute, che però rappresentano un discorso a parte). Questa caratteristica ha sicuramente dei lati positivi. Infatti, le maggiori opportunità di profitto, per un trader, giungono proprio dai differenziali di pip che si verificano durante le normali sessioni di trading.
Tuttavia, nasconde anche una dinamica pericolosa. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, volatilità è sinonimo di imprevedibilità. Ad ogni modo, la volatilità può diventare una risorsa utilissima, per chi è in grado di gestirla.
Leggibilità
A differenza di molte asset class, e in particolare delle valute, i prezzi delle materie prima sono influenzati da fattori “reali”, che vanno oltre il concetto di scambio. Inoltre, sono più difficilmente eterodirette (pensiamo al potere che le banche centrali esercitano sulle varie divise nazionali). Questo pone in essere una marcata leggibilità, sebbene questa vada esperita secondo tecniche e metodologie spesso estranee alle altre tipologie di trading.
Eterogeneità
E’ la caratteristica che non ti aspetti. Il mercato delle materie prime è estremamente eterogeneo. Il motivo è abbastanza semplice: dietro l’espressione “materie prime”, in realtà, si nasconde una quantità di asset elevatissima, che per tratti peculiari potrebbero essere considerate asset classes a sé stanti.
Anche questo è, tutto sommato, un elemento positivo. Eterogeneità, infatti, è sinonimo di diversificazione. Chi fa trading con le materie prime, anche qualora ignorasse qualsiasi altra tipologie di trading, avrebbe comunque l’opportunità di diversificare in modo efficiente, valorizzando la sua attività di investimento ed esercitando un controllo saldo sui fattori di rischio.
Materie prime come sottostanti
Nella stragrande maggioranza dei casi, e sempre quando si parla di investimento speculativo e trading, le materie prime vengono scambiate in qualità di sottostanti. A differenza, per esempio, di quanto accade con le valute e di quanto può accadere con i titoli azionari, quando un individuo fa trading con le materie prime… Non commercia materie prime vere e proprie, bensì prodotti finanziari che ne replicano le prestazioni.
E’ una dinamica fisiologica, dal momento che valute e azioni sono beni dematerializzati, mentre le materie prime per loro stessa costituzione non possono esserlo. Il prodotto derivato migliore per fare trading con le materie prime è il CFD (Contract For Difference).
Le due macro-categorie di materie prime
Le materie prime sono oggetto di una categorizzazione sui generis, la quale però rispetta un dato di fatto, ovvero una marcata diversità tra gli asset delle due categoria. Nello specifico, viene operata una distinzione tra materie prime “hard” e materie prime “soft”. Del primo gruppo fanno parte i metalli e gli energetici.
Del secondo gruppo fa parte tutto il resto, e in particolar modo i beni alimentari. Ogni categoria, e persino ogni sottogruppo, sottostà a dinamica particolarissime, e va tradata secondo regole e metodologie precise. Ne parleremo in maniera approfondita nel prossimo paragrafo.
Le tipologie di materie prime
Metalli
I metalli fanno parte della categoria “hard”. Inoltre, sono le materie prime più commerciate in assoluto. Presentano due caratteristiche peculiari. In primo luogo, sono generalmente molto costose. Basti pensare all’oro (ma anche l’argento e il rame spiccano in tal senso).
In secondo luogo, sono tra tutte le materie prime quelle che seguono maggiormente le dinamiche classiche del trading, con particolare riferimento alle valute. Anzi, in molti casi sono legate a queste ultime da un rapporto di interdipendenza, spesso inteso in senso negativo (proporzionalità indiretta).
Il motivo di ciò è semplice: i metalli preziosi vengono considerati un bene rifugio, a cui affidarsi quando il mercato attraversa una fase di turbolenza monetaria.
Energetici
Di questa categoria, o per meglio dire sottocategoria fanno parte, per esempio, il greggio e il gas naturale. Sono asset molto apprezzati perché coniugano grande leggibilità e discreta volatilità. Gli energetici sono molto leggibili in quanto pesantemente influenzati dai fattori geopolitici, che possono essere interpretati con relativa facilità, specie dopo aver acquisito una certa esperienza a riguardo.
Il rovescio della medaglia è dato dall’insorgenza, nemmeno troppo infrequente, di tensioni internazionali improvvise, che il trader potrebbe non riuscire a intercettare. In quel caso, i rischi aumentano e le oscillazioni dei prezzi diventano affilatissime armi a doppio taglio.
Materie prime soft
Di questa categoria fanno parte le materie prime “comuni”, a basso prezzo, in genere di natura alimentare. Sono materie prime soft, tra gli altri, il mais, il grano, il riso, il caffè e lo zucchero.
Nonostante la loro apparente banalità offrono delle importanti occasioni di guadagno. In primo luogo perché costituiscono la tipologia più volatile in assoluto. Secondariamente, perché quasi sfuggono alle dinamiche più tecniche del trading. I due fattori preponderanti sono le normali dinamiche di scambio e, soprattutto, i fattori ambientali. Anche le varie politiche nazionali possono incidere, soprattutto se le economie sono eterodirette.
Consigli per fare trading con le materie prime
Fare trading con le materie prime è meno facile di quanto si possa pensare. Anche perché sono meno sensibili alle dinamiche cui sono abituati i trader. Dunque, ecco qualche consiglio per investire nelle materie prime e generare profitti.
Scegli attentamente il broker
La scelta del broker è sempre decisiva, a prescindere dal tipo di trading che si pratica e dalle asset class in cui si investe. Tuttavia, è ancora più decisiva se l’oggetto del contendere è il trading con le materie prime. Il motivo è abbastanza semplice. Fungendo da sottostante, e potendo essere commerciate solo attraverso prodotti derivati, la politica dei costi assume una importanza strategica. Il riferimento è alla commissioni e (più raramente) spread.
Dunque, scegliete broker che siano “teneri” da questo punto di vista. Scegliete Key To Market, che ha fatto dell’accessibilità uno dei suoi cavalli di battaglia. Il tutto, poi, è valorizzato da un ambiente di trading semplicemente perfetto, a misura di trader retail, e da un’offerta sterminata (che comprende ovviamente anche altre asset class).
Focalizzati su pochi asset
Lo abbiamo spiegato chiaramente: le materie prime consentono una efficace diversificazione, e la diversificazione è sempre una risorsa per il trader. Tuttavia, il mercato delle materie prime è troppo complesso per operare una diversificazione radicale, estesa e onnicomprensiva. La complessità, ovviamente, non si gioca sulle singole dinamiche di prezzo, bensì sulla grande eterogeneità del comparto. Dunque, come fare? La classica via di mezzo è l’opzione migliore.
Diversificate sì, ma allo stesso tempo specializzatevi in un range ristretto di materie prime. Ovviamente, scegliete con cura, proprio in una prospettiva di diversificazione. In questo modo potrete raggiungere il massimo risultato al minimo sforzo, valorizzando la vostra azione di trading e gestendo efficacemente il rischio.
Matura una mentalità da “commerciante”
Questo può apparire come un consiglio strano. Anche perché è valido soprattutto per una specifica categoria di materie prime, quella “soft”. E’ nel caso del trading su grano, zucchero, caffè etc. che il trader deve abbandonare parzialmente… La mentalità da trader, e assumere quella da commerciante puro. Ovvero un approccio teso non tanto allo studio del grafico, quanto all’analisi dell’ambiente esterno, dei fattori ambientali e, perché no, politici. Deve saper fiutare (razionalmente) il clima in modo da potersi orientare più efficacemente tra le immancabili oscillazioni di prezzo.
Anche perché, come abbiamo già specificato, l’analisi tecnica pura e semplice cede un po’ il passo quando a essere tradate sono le materie prime “soft”. Ovviamente, non abbandonate questo strumento. Semplicemente, contestualizzatelo e accompagnatelo con altre tipologie di analisi.