Gli indici sono asset spesso trascurati dai trader, specie alle prime armi, ma in grado di regalare tante soddisfazioni. Le opportunità per generare profitto sono numerose e le dinamiche di lettura abbastanza semplici, anche rispetto alle più quotate azioni. Certo, fare trading con gli indici e fare trading con le azioni non è esattamente la stessa cosa. Anzi le meccaniche sono piuttosto diverse e questo potrebbe causare più di qualche problema all’investitore meno esperto, o poco abituato a un approccio che prenda in considerazione anche gli asset borderline.
Se però si seguono determinati accorgimenti e ci si affida alle figure giuste, è possibile imparare a padroneggiare il trading con gli indici in breve tempo. In questo senso, fondamentale è il ruolo del broker, che deve rappresentare anche una fonte di supporto, oltre che uno strumento di operatività.
Tra i broker che offrono il trading con gli indici spicca Key To Markets. Broker di grande esperienza e apprezzato dai trader di tutto il mondo, si distingue per la capacità di offrire un ambiente di trading confortevole, per l’abbondanza di strumenti (tra cui gli indici) e per le condizioni economiche abbordabili.
Indici: informazioni generali
Se avete intenzione di fare trading con gli indici avete come minimo bisogno di una infarinatura. Dunque ecco qualche informazione generale sugli indici e una breve descrizione dei sui tratti peculiari, soprattutto in un’ottica di confronto con le azioni.
Definizione di indice
L’indice, per la precisione “indice azionario”, non è in realtà uno strumento finanziario o di investimento in senso stretto. Il trading è infatti reso possibile da un meccanismo particolare, ovvero quello della “derivazione”: l’indice funge da sottostante per un prodotto a parte, che ne segue fedelmente l’andamento.
Anche perché l’indice azionario è per l’appunto… Un’indice, ovvero uno strumento che riassume delle performance. Nello specifico, le performance di un paniere di azioni. Ogni indice rappresenta delle specifiche azioni, generalmente legate tra di loro da elementi di omogeneità. Per esempio, il famoso Ftse Mib riassume la performance delle più importanti azioni italiane. L’indice restituisce sempre un valore numerico, che in genere si attesta nell’ordine delle migliaia. Inoltre, le azioni all’interno dei singoli indici possono essere pesati in maniera diversa (es. mediante ponderazione).
Differenze tra azioni e indici
Nonostante afferiscano al medesimo contesto, ovvero quello borsistico, indici e azioni (almeno sotto il profilo del trading) presentano differenze notevoli. Anzi si può affermare che le dinamiche del trading con gli indici siano profondamente diverse dalle dinamiche del trading azionario, senza ovviamente avanzare futili riflessioni su quale tipologia di investimento sia più profittevole.
Occorre però conoscere queste differenze, in modo da sfruttarle a proprio vantaggio. Ecco dunque una panoramica esaustiva.
Gli indici sono meno volatili. Non c’è di cui stupirsi. D’altronde le azioni sono probabilmente le azioni più volatili in assoluto (se escludiamo le criptovalute, che però sono in mondo a parte). In realtà, gli indici sono asset abbastanza moderati anche rispetto alle altre asset class. I motivi sono tanti, non ultimo il sistema a paniere. Gli indici, rappresentando un gruppo di azioni, sono soggetti a una dinamica di compensazione. Se un’azione esprime una certa volatilità verso una direzione, ci sarà un’altra azione che farà lo stesso ma in una direzione inversa. Fermo restando che, come tutti i trader degli indici sanno, è l’omogeneità tra le varie performance a fare la differenza.
Gli indici sono più facili da leggere. Questa caratteristica è una diretta conseguenza della precedente (e non solo, ovviamente). Se un mercato non è eccessivamente volatile, nella maggior parte dei casi non è nemmeno così difficile da leggere. Inoltre la speciale composizione degli indici fa sì che, pur essendo legati strettamente ad esse, dipendano da market mover abbastanza diversi. In particolare, diversi, meno complicati da interpretare, più rapidi da analizzare. Da qui la relativa semplicità del trading con gli indici rispetto a quello azionario.
Gli indici sono influenzati da diversi market mover. Lo abbiamo già anticipato. Per ciò che concerne l’analisi fondamentale, è quindi gli elementi che vanno studiati per intuire le performance dell’asset, le differenze sono numerose e da un certo punto di vista anche radicali. Se per intuire l’andamento delle azioni è necessario studiare soprattutto (ma non solo) le performance economiche e finanziarie dell’azienda emittente, per intuire l’andamento degli indici è più utile guardare direttamente all’economia reale. Anche per analizzare tutte le aziende una per una sarebbe molto complicato, al limite dell’impossibile. Dunque, prima di cimentarvi nel trading con gli indici, acquisite una padronanza sufficiente dell’analisi fondamentale propriamente detta.
Indici come sottostanti
Gli indici, come già anticipato, non sono dei prodotti di investimento in senso stretto. Infatti, non possono essere scambiati in alcun modo. Sono “semplicemente” degli strumenti che riassumono le performance di un paniere di azioni. Per questo motivo possono essere tradati solo ed esclusivamente in qualità di sottostanti. Se ciò da un lato aumenta i costi (soprattutto a livello di commissioni), dall’altro lato conferisce un maggiore grado di confortevolezza all’attività di trading. Inoltre, le tempistiche dell’operatività si fanno più snelle e quindi più favorevoli al trader.
Qual è lo strumento di derivazione migliore per chi vuole fare trading con gli indici? I future costituiscono una buona alternativa, ma la migliore opzione è senz’altro quella dei CFD. Questi strumenti sono infatti più agili, meno costosi e garantiscono un buon livelli di personalizzazione, sebbene quest’ultimo elemento dipenda in parte dal broker. Key To Markets è uno dei migliori broker di CFD. Dunque, se state pensando al trading con gli indici, prendetelo seriamente in considerazione.
Le tipologie di indice
Ci sono vari modi per classificare gli indici. Quello più utilizzato, specie dagli analisti, coinvolge un elemento particolare: la ponderazione e la distribuzione del peso delle azioni. Ovviamente, dinamiche di questo tipo incidono profondamente sul calcolo del valore di ciascun indice.
Equally weighted. In questo caso, tutte le azioni hanno lo stesso peso. Di fatto, quindi, non vi è ponderazione. Questa tipologia è tipica degli indici secondari, che rappresentano azioni non particolarmente importanti (ma non per questo poco profittevoli).
Price weighted. Nella fattispecie, la ponderazione viene effettuata sulla base del prezzo delle azioni. Ovviamente, le azioni che valgono di più hanno un peso maggiore. É probabilmente il metodo più equilibrato in quanto capisce di offrire una panoramica realistica dei rapporti di forza. Non a caso caratterizza buona parte degli indici “famosi”.
Value weighted . É in indice molto particolare, che viene impiegato soprattutto per comporre gli indici specialistici, di nicchia. Inoltre, gli indici “value” sono generalmente omogenei al loro interno, almeno per ciò che concerne il settore di riferimento. Ad ogni modo, questo metodo di ponderazione si base su valori economici come la capitalizzazione (e non solo).
I principali indici
Si seguito, alcuni degli indici più apprezzati dai trader. Ovviamente, li trovate tutti in Key To Markets.
S&P500. Celebre indice americano. Rappresenta 500 azioni e si aggira intorno a 2.900. Appartiene alla categoria “price”.
Cac 40. Indice francese che rappresenta circa 100 azioni. Si aggira intorno a 5.500. Fa parte della categoria “value”.
Dax 30. È il più famoso indice tedesco. Rappresenta 30 azioni e si aggira sui 12.300 punti. Appartiene alla categoria “price”.
Ftse Mib. È il più importante indice italiano. Si attesta sui 21.000 punti. e rappresenta 40 azioni.
Dow Jones. Leggendario induce statunitense, punto di riferimento anche per gli altri indici. Si aggira intorno a 26.400 e rappresenta 30 azioni. E’ un indice “price”.
Euro Stoxx 50. Indice che racchiude 50 azioni europee. Esprime un valore vicino a 3.400.
Nikkei. È il più importante induce giapponese. Si aggira sui 21.300 punti. Rappresenta 225 aziende e fa parte della categoria “price”.
Consigli per fare trading con gli indici
Ecco qualche consiglio per praticare un trading con gli indici profittevole e sicuro.
Affidarsi a un buon broker. Gli indici rappresentano asset molto particolari, che pur condividendo con le azioni il contesto sono soggetti a dinamiche del tutto diverse. Inoltre, essendo tradate attraverso strumenti di derivazioni, potrebbero scontare commissioni più elevate del solito. In una prospettiva di risparmio ed efficienza, quindi, il broker assume una importanza fondamentale.
Scegliete solo broker convenienti ma che allo stesso tempo mettano a disposizione un ambiente di trading confortevole Key To Markets é tra questi.
Praticare una buona analisi fondamentale. Come abbiamo già specificato, gli indici sono correlati a molti market mover dell’economia reale. Dunque, l’analisi fondamentale rappresenta una risorsa inestimabile per il trader. Impadronitevi di questa disciplina, in modo da poter leggere con maggiore facilità l’andamento degli indici.
Puntare al trend following. Lo abbiamo già detto: gli indici non spiccano per una volatilità eccessiva. Dunque un approccio in grado di offrire il giusto mix tra prudenza e profitto é proprio il trend following. Forzare la mano nella direzione opposta potrebbe rivelarsi controproducente. Inoltre, gli approcci che si basano sulla ricerca delle inversioni e dei breakout sono I più difficili da gestire.