Lo spread é uno di quegli elementi di trading che tutti gli investitori, pur se alle prime armi, non possono permettersi di ignorare. Anche perché incide profondamente sulle sue speranze di profitto, e soprattutto lo fa in una maniera diretta.
Per evitare conseguenze negative sull’attività di trading, dunque, è bene orientare alcune scelte in funzione dello spread. Per esempio, la scelta del broker. D’altronde, lo spread ha a che vedere con il rapporto trader-broker. Uno dei broker che meglio affronta la questione spread (soprattutto lato trader) è Key To Markets. Perché? Semplice, offre spread molto bassi.
Cos’è lo spread
Si fa un gran parlare di spread. A scanso di equivoci, è bene fare una precisazione. Lo spread nel trading non ha a che fare con lo spread di cui si sente parlare in televisione. Quello è un indicatore di costo del debito pubblico italiano (rispetto al corrispettivo tedesco). Dunque, cosa è lo spread nel trading? Nel prossimo paragrafo daremo una definizione breve ma esaustiva.
La definizione di spread
Lo spread é la differenza tra il bid e l’ask, in italiano “domanda” e “offerta”. Di fatto, è lo scarto tra il prezzo reale di un asset e il prezzo con cui il trader opera. Esatto, nella maggior parte dei casi, e sempre quando si parla di spread, il trader non opera con i prezzi reali. Può apparire come una verità scomoda, persino sorprendente. In realtà, rivela una dinamica del tutto fisiologica. Lo spread è infatti una legittima fonte di guadagno del broker, il prezzo che il trader deve pagare per avere la garanzia che tutte le sue operazioni vengano realmente eseguite.
I broker sono liberi di impostare gli spread come meglio vogliono. In effetti la partita per l’acquisizione di nuovi clienti si gioca anche sugli spread. Il margine di discrezione non è però infinito, più spesso vengono eseguite determinate prassi di calcolo.
Come si calcola lo spread
Il calcolo dello spread varia da valuta a valuta e da broker a broker. Una costante però c’è: l’unità di misura, ovvero il pip. Inoltre, nella stragrande maggioranza dei casi il broker imposta uno spread per ciascuno degli asset che mette a disposizione. Ad ogni modo, ecco i due fattori che più di ogni altro impattano sullo spread.
Liquidità. Maggiore è la liquidità minore è lo spread. Dunque, gli asset più liquidi, come l’euro-dollaro, scontano gli spread più bassi, in genere nell’ordine di qualche decimo di pip. Il motivo è semplice: se l’asset è liquido è più facile piazzare gli ordini nel mercato reale, e dunque lo sforzo per il broker è minimo.
Volatilità. Maggiore è la volatilità maggiore è lo spread. In questo caso si registra un rapporto di proporzionalità inversa. Anche in questo caso il motivo è facilmente intuibile: se un asset è volatile, il rischio che il rapporto tra bid e ask vada a sfavore del broker è più alto.
Spread fissi o variabili
Quando si parla di spread, occorre operare la distinzione tra fissi e variabili. Alcuni broker optano per gli spread fissi, altri per quelli variabili. Dipende veramente da caso a caso, nessuna delle due alternative prevale sull’altra.
Tuttavia, quale delle due opzioni favorisce il trader? In realtà, per rispondere a questa domanda occorre guardare allo spread minimo che il broker stabilisce. Se è alto, al trader conviene lo spread fisso, se è basso conviene lo spread variabile. Se si parte da una base già elevata, infatti, anche variazioni al rialzo di pochi pip possono causare danni ingenti.
Nel panorama ormai saturo dei broker, è Key To Markets a disporre l’assetto più favorevole ai trader. Propone infatti spread molto bassi e variabili.
Come valutare gli spread?
Abbiamo già specificato che gli spread vengono decisi dai broker con un certo margine di discrezione. Proprio questa libertà (relativa) può causare un certo disorientamento nel trader. In buona sostanza, potrebbe non comprendere, non a primo acchito almeno, quando uno spread è alto e quando è basto. Il modo più efficiente per valutare gli spread è confrontarli con quelli degli altri broker. Il metodo più rapido, ma comunque valido, è individuare un benchmark e operare un solo confronto. Questo benchmark può essere benissimo Key To Markets.
Dunque, è bene ragionare sui valori che, in termini di spread, Key To Markets è in grado di esprimere.
Come da tradizione, è la coppia euro-dollaro a vantare lo spread più basso. Siamo di fronte a valori mobili, è vero, ma in genere lo spread gravita attorno a 0,3 pip. A seguire le altre coppie: sterlina-euro (0.4), dollaro americano-yen (0.4), dollaro australiano-dollaro americano (0.6). A sorpresa sono molto bassi anche gli spread relativi ad alcuni indici, come il DAX30 e l’S&P500 (rispettivamente 0.9 e 0.5).
L’oro sconta uno spread leggermente più alto, intorno a 1.9. Piuttosto bassi sono gli spread delle commodity. Il Brent e il WTI, per esempio, raramente superano gli 0.7 pip.